Ernia del disco … il dolore amico

La patologia del secolo. Molti ce l’hanno senza saperlo. E’ silenziosa e subdola. E quando si manifestano i sintomi in genere la situazione è già critica. Qui è spiegato bene di che si tratta. Io ne ho due. Un’ernia espulsa e una protrusione. Perché ne parlo? Perché negli ultimi dieci anni sono diventato, per forza di cose, una specie di esperto. Ho incontrato molte persone con il mio problema. Mi sono confrontato con molti di loro. Ho fatto esperimenti su me stesso e appreso dagli esperimenti degli altri. Ma soprattutto ne parlo perché le mie ernie mi hanno cambiato la vita. In meglio. Quindi quello che ho da dire potrebbe essere d’aiuto a chi iniziasse il cammino.

Sì, il cammino. Perché il dolore, quello acuto, penetrante, che non ti molla mai, può essere affrontato in vari modi. In base alla mia esperienza sono due (con varie sfumature) quelli più frequenti. Pensi che il tuo corpo non funzioni più bene. Che qualcuno o qualcosa ce l’abbia con te. Vuoi stare di nuovo bene. Ora e subito. E per farlo cerchi la strada più agevole. Più corta. E non hai intenzione di rinunciare a nulla di ciò che facevi prima che la tua colonna vertebrale cedesse. E’ questo il primo approccio. Oppure accetti il dolore come segnale. E ti poni in ascolto. Capisci che non è il tuo corpo che non funziona bene ma la tua vita. Rifletti. Guardi le cose da punti di vista diversi. Impari che un sintomo è esattamente ciò che è. E che il problema spesso è altrove. E come un bambino riscopri i tuoi piedi. Ti alzi. E cominci a camminare in un nuovo modo. Accetti i nuovi limiti, che poi sono come quelli che avevi prima. Diversi nella forma, non nella sostanza. E li usi per cercare attorno ad essi una nuova via. Nuovi obiettivi. Nuovi traguardi.

10 anni fa mi piaceva correre. E correvo. Correvo per sfogare la rabbia. E mi arrabbiavo perché non correvo abbastanza. In quel periodo vivevo nel Sussex e insegnavo in palestra. Un bel giorno ho iniziato ad avvertire uno strano formicolio vicino al malleolo del piede sinistro. Sempre più presente. Sempre più intenso. Ma dovevo correre. D’altra parte mi dava fastidio un piede. Niente di grave. Fin quando, seduto sulla sedia dell’ufficio, mi sono girato a prendere una penna e ho sentito un lama fredda attraversarmi l’anca sinistra. Subito dopo un fiotto di liquido bollente si e sparso intorno al bacino. E il piede che formicolava è diventato un piacevole ricordo.

Ho iniziato a leggere, a documentarmi, a chiedere, a sperimentare. Uno dopo l’altro molti tentativi sono falliti. Altri mi hanno dato speranza. Ho incontrato persone incredibili che mi hanno regalato un pezzo del loro sapere. Una tecnica. Un piccolo esercizio. E nel tempo ho trovato una strada.

Ho trascorso 7 mesi sdraiato o in piedi in posizioni di scarico. Sedermi era diventato impossibile. O meglio, rialzarmi scatenava una fitta inimmaginabile che mi faceva cadere a terra dal dolore. Andare in bagno mi richiedeva una preparazione mentale di 10 minuti e sofferenze atroci per liberarmi dei liquidi, inenarrabili per i bisogni solidi. Dopodiché avevo bisogno di mezzora per riuscire a ragionare di nuovo.

Avevo quasi 30 anni ed ero in super forma. Mi guardavo intorno e vedevo persone obese, fumatori incalliti e mi chiedevo perché a me e non a loro. D’altra parte il corpo a loro non serviva. Anzi si sforzavano di manometterlo. Addirittura gli anziani che camminavano per Hyde Park con i loro cagnolini mi facevano invidia. E i giorni trascorrevano fra rabbia, delusione, impotenza, lotta. Una mattina, però, nella palestra dove lavoravo una collega neozelandese che insegnava una disciplina minore afferente allo yoga mi disse una frase che funzionò da interruttore. In senso letterale. Interruppe il mio modo di affrontare la malattia. “Listen to your body”, mi disse. “Ascolta il tuo corpo”. Banale. Essenziale. Mi ero fatto male altre volte. Che altro c’era da ascoltare? Eppure mi fece rendere conto che fino ad allora, la mia mente aveva avuto il sopravvento. Contavano solo i bisogni secondari, i desideri, gli obiettivi prefissati. Il mio corpo era solo lo strumento per ottenerli. Usato e abusato senza tregua. Uno schiavo con la palla al piede nella piantagione delle mie ambizioni. E la frusta aveva colpito una volta di troppo. Lo schiavo s’era incazzato e aveva deciso di gridare le proprie ragioni. Era tempo di ascoltarlo.

Fino a quel momento sentivo solo il dolore. Ma, ristabilite le priorità, ho iniziato ad avvertire i piccoli segnali di equilibri riconquistati. Ho imparato che il dolore è spesso una guida. Severa e inflessibile. Che il corpo e la mente o sono in equilibrio o non sono. Che rinunciare a qualcosa spesso sgombra il campo da un desiderio totalizzante e ti apre a nuove scoperte. Ho imparato anche altre cose molto più pratiche e utili nel concreto quando iniziano a manifestarsi i sintomi. Le metto qui per chiunque ne avesse bisogno:

  • Se vuoi guarire devi cambiare i tuoi comportamenti. Ma soprattutto devi rinunciare a qualcosa. Se non ci riesci, non guarirai. Le scorciatoie non funzioneranno. Devi sperimentare. Anche i miei consigli sono quelli che hanno funzionato per me. Prova. Correggi. Costruisci la tua routine. Ascolta il tuo corpo ed evita ti raccontarti favole illusorie. Sii tenace ma datti tempo.
  • I sintomi. Ascoltali tutti e impara a leggerli fin dall’inizio. Dalla colonna vertebrale partono terminazioni nervose che irradiano tutto il corpo. E i segnali “riferiti” sono i primi a doverti allarmare seriamente. Se ti fa male solo la colonna (cervicale, toracica, lombare poco importa) preoccupati. Se hai dolori “riferiti” sei già in emergenza. Formicolii ripetuti alle mani e alle braccia dipendono dal collo. Nelle anche, nei glutei, nelle gambe e nei piedi dipendono dalla regione lombare.
  • Risonanza magnetica. Falla il prima possibile. La consapevolezza ti aiuta a visualizzare il luogo di origine del dolore. A relativizzarlo. A demitizzarlo.
  • Gli ortopedici. Quelli bravi sono pochi. Quelli aggiornati molto meno. In Italia la situazione è drammatica. Solo oggi qualcuno inizia a pensare a terapie conservative. Quando successe a me, il bisturi era pronto 10 minuti dopo la risonanza. Sentine comunque più di uno.
  • Neurologo. Trovane uno, magari due bravi. Se i riflessi rispondono e i nervi non sono intrappolati e non rischiano danneggiamenti sei a cavallo. Dall’ortopedico non ci tornare nemmeno
  • L’operazione. In linea di massima, mai. Nel tempo ho letto di e parlato con gente che non sentiva più i piedi e, senza operazione e con molta pazienza, ha risolto. Ma devo approfondire. Per rimuovere, sostituire o modificare un disco vertebrale, il chirurgo deve prima arrivare alla colonna. E per farlo deve tagliare. Piccoli o grandi che siano gli strumenti con cui agisce. Alla fine le ferite si rimargineranno. E produrranno tessuto cicatriziale. Se ne produci di spesso e voluminoso sarà quello a premere sul tuo nervo e a produrre dolore. E il tessuto cicatriziale non lo rimuovi più.
  • La sedia. Usala il meno possibile. Il nostro corpo è quello dell’uomo delle caverne. Che camminava. Stava sdraiato per riposarsi delle fatiche della raccolta e della caccia e per giocare con la sua famiglia. Talvolta stava accucciato. Raramente seduto in terra. Se fai un lavoro sedentario alzati spesso. Se proprio la devi usare, usa una sedia anatomica e usala correttamente.
  • Il materasso. Anche se dormi poco, sopra ci passi gran parte della tua vita. Comprane uno ortopedico. Io mi trovo alla grande con i materiali che si adattano al peso e alla forma del tuo corpo. Quando cambi posizione durante la notte il materasso si trasforma intorno a te. Costano un mucchio di soldi. Ma ricorda che non è una spesa. E’ un investimento. Non te ne pentirai.
  • Muoviti. Fa in modo che il periodo del dolore acuto che ti immobilizza nella posizione sdraiata duri il meno possibile. Camminare aiuta a liberare le endorfine che sono antidolorifici naturali. Inoltre trascina il sangue nelle zone dell’infiammazione e le aiuta a liberarsi dalle sostanze infiammanti.
  • Esercizio fisico. Quello giusto. Dopo la fase acuta non è più un’opzione. E’ la tua vita. La tua priorità. Per la mia esperienza la colonna vertebrale funziona atipicamente rispetto alle altre articolazioni. Un ginocchio infiammato lo riposi. La colonna la muovi. In assenza di peso, da sdraiato, senza carichi magari. Ma se la fermi sei perduto. I muscoli stabilizzatori regrediranno e i dolori aumenteranno.
  • Stile libero o dorso. Nel periodo del dolore acuto non credere a chi ti dice di stare solo sdraiato. Se sai nuotare infilati in vasca e nuota. Rana, delfino e farfalle sono vietati. Ma lo stile libero e il dorso ti aiutano a liberare le endorfine e a continuare ad esercitare i muscoli in assenza di peso.
  • Riposo. E’ fondamentale e va fatto da sdraiati. Quando stai seduto la tua schiena non si sta riposando. Sono solo le tue gambe a essere scariche. E visto che siamo naturalmente pigri, il cervello ti restituisce una sensazione di benessere. Ma la schiena è ancora, o forse di più, sotto pressione.
  • La maggior parte del dolore dipende dai muscoli. Il corpo è perfetto e quando avverte che una delle articolazioni vertebrali potrebbe andar fuori assetto la protegge serrando tutti i muscoli lì intorno. Devi insegnargli di nuovo a rilassarsi e rieducare la colonna a un nuovo assetto. Ci vogliono tempo, pazienza e tenacia.
  • Osteopata e tappetino. Trova uno specialista bravo. Non su internet o a caso. Vai da uno da cui va qualcuno che conosci e di cui ti fidi. La professione in Italia è regolata in maniera superficiale e di ciarlatani ce ne sono a bizzeffe. Ma se trovi quello giustom, ti cambia la vita. Cercalo anche posturologo. Ti insegnerà utili esercizi da fare a casa. Questi esercizi non sono come le medicine. Non li devi fare quando ti fa male. Li devi fare sempre. Il posturologo è un professionista. La ginnastica posturale che fai in palestra, se ti dice bene non serve a niente.
  • I chili in più. Gravano tutti sulla colonna. Quindi se li perdi è meglio.
  • Medicine. Gli antinfiammatori ti aiutano nel periodo del dolore acuto. Gli antidolorifici dimenticali. Spengono il dolore nel cervello. Non eliminano il problema. L’innesco. E potrebbero farti sentire libero di fare movimenti controproducenti. Il dolore è la tua guida. Tienitelo stretto. Se proprio non ce la fai più prendili ma finché l’effetto dura stai fermo. Sdraiato possibilmente.
  • I muscoli. Quelli che vedi allo specchio non servono a molto in questo caso. Il tuo interesse deve rivolgersi agli stabilizzatori. Joseph Pilates inventò negli anni ‘20 uno stile di ginnastica orientato proprio a questi muscoli. Prova. A me alcuni esercizi hanno fatto la differenza. Anche qui, non rivolgerti alla palestra di quartiere, ma a un istruttore certificato.
  • Dimentica la corsa. Il nostro amico delle caverne correva in situazioni di emergenza. Non aveva bisogno di allenarsi correndo. Era il suo stile di vita che lo allenava. Tutti i mammiferi corridori corrono a 4 zampe. Quando ci siamo alzati su quelle posteriori qualcosa l’abbiamo perso. Ora non siamo fatti per correre se non velocemente, per brevi tratti e se è necessario. L’allenamento aerobico si può fare in mille altri modi e senza impatti. Quindi dimentica anche i salti. E siediti delicatamente. Senza la leva delle gambe a scaricare, ogni impatto sui glutei finisce dritto sulla colonna.
  • Proteggi la tua schiena. Ma non troppo. Se non sei nella fase acuta, piegarsi sulle ginocchia anche per prendere un paio di calzini nel cassetto in basso è inutile. Anzi dannoso. I muscoli intervertebrali perderanno la connessione neuromuscolare e quando ne avrai bisogno funzionerà male. E ciò aumenterà il pericolo di un altro incidente.
  • La spesa. Se le signore anziane hanno un bel carrellino un motivo c’è. Se non ti piace usa uno zaino ampio con cintura. E quando l’hai riempito stringila. Lo zaino ti aiuta a distribuire il peso equamente. La cintura ne sposta gran parte dalla schiena alle gambe. Se devi usare le buste, bilancia i pesi fra le mani.

Il dolore e la mie ernie? Oggi sono fra i miei migliori amici. Che mi ricordano la via dell’equilibrio e dell’armonia. Che sono i miei campanelli d’allarme quando l’asse attorno a cui ruota la mia vita non è quello giusto.


30 responses to “Ernia del disco … il dolore amico

  • Alessia

    che dire? Potrei averlo scritto io. Ma soprattutto tu sei stato uno dei miei “fari nella notte” quando ero sdraiata a letto, imbottita di farmaci, con l’ortopedico che mi diceva solo quello che non dovevo fare..
    Le mie due protrusioni e l’iperlordosi diaframmatica (ho studiato pure io, mio malgrado)mi hanno cambiato la vita. Ora sono più felice. Io, il mio tappetino, gli esercizi di respirazione e Joseph Pilates. Tutti insieme appassionatamente :))

  • rocco

    con una ernia c4 c5 una protusione d7d8 una ernia d10d11 e per finire l4l5 e voluminosa ernia l5s1 a 34 anni cè solo da piangere ,facendo il parrucchiere sempre in piedi mi sa che sono proprio fregato! non so cosa fare delle volte per la disperazione anche se da 3 mesi nuoto sia a dorso che a stile ,vado a camminare con le mbt e faccio allungamenti quando lavoro più di 2 ore consecutive sono dolori,

    • Tengri

      Sì, ti capisco. E la tua situazione è veramente complicata. Hai mai provato a farti aiutare da un ospeopata o da un fisioterapista? Devi trovarli bravi e soprattutto andarci solo se qualcuno che conosci e di cui ti fidi c’è stato e ti conferma che sanno cosa fanno. COme scrivevo più su fra molti di loro bravi e professionali ce ne sono altri che si inventano tali per lucrarci.
      Non so se puoi permettertelo eprché non so se il negozio dove lavori è il tuo o sei un dipendente. Ma portarti un tappetino in negozio e sdraiarti 5-10 minuti ogni 2 ore potrebbe aiutarti un po’.
      Quando stai in piedi cerca di trovare posizioni di scarico nelle quali il dolore è minore. E controlla che siano simmetriche e che non tendi a stare storto per proteggerti dal dolore.
      Lo so, è un casino, ma non arrenderti perché se ti arrendi le cose possono solo peggiorare. Quando ho avuto il mio problema lessi molto sulla questione. Una storia raccontava di un tipo americano che aveva una gamba completamente bloccata dall’ernia fra L5 e S1. Senza operazione e con molta pazienza e dedizione è tornato a condurre una vita sostanzialmente normale e senza dolore. Allora sapere quasta cosa mi aiutò. Spero aiuti anche te. 😉
      In una parte della tua testa – sei giovane e puoi farlo – inizia a pensare anche a un cambio di mestiere. D’altra parte se le cose non migliorano quanto puoi andare avanti così?

  • Noi nomadi « Tracce Bianche

    […] prime mi sono detto “che fico!”. D’altra parte su questo blog ho scritto approfonditamente delle mie disavventure con la schiena. Poi c’ho ripensato e mi sono reso conto che si tratterebbe […]

  • Lucio

    Ciao!Grazie per il post ma avrei voglia di farti alcune domande se posso..nulla di tecnico o simile..Aspetto una tua risposta per sapere se sei ancora on line con questo blog.Grazie

  • Lucio

    Bello sapere che ci sei…per iniziare..
    Come stai?come va con la tua ernia?…sei ancora in Inghilterra o sei tornato?..
    .sono contento di aver letto il tuo post perché con la sintesi giusta hai dato info pratiche sia dal punto di vista tecnico che umano!!!Ho scoperto mio malgrado di avere un ernia lombare da una ventina di giorni o meno (tutto iniziato da qualche mese con dolore alla gamba sx) ed anche se ero consapevole di avere un rachide pessimo..(scoliosi e protrusioni lombari e cervicali con dislivello lieve dell arto sinistro) la cosa mi ha buttato a terra..molla il ciclomotore la palestra e soprattutto le lunghe passeggiate…con la tremenda domanda:ed ora come scaricherò lo stress e come farò a mantenere un minimo di forma fisica evitando di mettere chili?(ho combattuto col peso per anni..ho tolto oltre 30 chili)e soprattutto potrò gironzolare a piedi per km e km come di solito faccio?…non corro per altri problemi avuti ad una caviglia per un infortunio sul lavoro ma i miei 5/10 km a piedi li faccio volentieri..senza parlare di quando sono in viaggio per musei…!!!..ora senza dilungarmi enormemente…faccio tesoro del tuo post che sposa pienamente quello che da anni sto imparando grazie al buddismo …e quindi ogni ostacolo è una sfida o addirittura una risorsa…!.una sola domanda ..nel post parli di attività fisica giusta e di metodi alternativi alla corsa per fare allenamento aerobico.Quali?…Per ora ho fatto la visita da un bravo neurologo ed anche una emg alla gamba sx con risultati nella norma…purtroppo i medici anche quelli bravi non hanno un approccio totale alle problematiche ti dicono solo di evitare sforzi di riposare e di prendere le medicine ma per il resto?..
    Grazie mille..

  • purplefaze

    L’ha ribloggato su Ernia del discoe ha commentato:
    Bellissimo articolo, grazie !

  • francesca

    15 luglio 2015 attacco di sciatica insopportabile, curata con cortisone migliora. 26 agosto la gamba destra non mi sostiene, il dolore verso il piede si fa urente. Nella notte il disco si rompe e fuoriesce un ernia lombosacrale, tra urla impotenti. Perdo completa tonicità del gastrocnemio con dolore a martello sul malleolo. Impossibile qualsiasi movimento. 3 settembre la RMN conferma l’espulsione, ci sono tutti i prodromi per l’operazione. 5 settembre visita dal Neurochirurgo, ho 50 anni ma sono un ex atleta, il canale vertebrale è largo e la muscolatura ancora buona. Quindi, antidolorifici, cortisone, cerotto di morfina e tanta fisioterapia da subito con l’obbligo dopo 10 gg. di fare almeno 5 Km. a piedi ogni giorno. Ad ottobre elimino le stampelle, dopo aver fatto per 15 gg. fisio quotidiana, poi 3,poi 2 alla settimana. Il muscolo del polpaccio si è rifatto. A Gennaio inizio pilates posturale. Oggi nuoto, stile e dorso (preferibilmente usando poco le braccia perché inarcano la schiena), faccio una vita normale, cammino tantissimo, prendo le precauzioni del caso: no pesi, no salti, no corsa, no cane a spasso. Ma faccio tutto, pulizie comprese. Per 6 mesi sarò ancora sotto osservazione nel range dei tempi classificati per la fagocitazione dell’ernia.
    E’ valsa la pena non farsi operare? Ad oggi certamente si.

    • Tengri

      Secondo me sì senza dubbio … Un amico si è operato sei mesi fa e la schiena è tornata a far mele. Almeno altri due in passato hanno fatto la stessa fine. Non si tratta certo di una statistica attendibile. Ma a meno di situazioni cliniche veramente a rischio non operarsi sembra essere la chiave più giusta.

    • katy

      Posso chiederti come hai combattuto il dolore nella fase acuta? Io cortisone forte 6 gg ma niente ora taubix 120 ma fa molto poco e il dolore mi sta uccidendo. Dammi un consiglio ti prego

      • Tengri

        muscoril, iniezioni di voltaren e …. tanta pazienza. Stai sdraiata più che puoi e fatti insegnare esercizi a terra per rilassare i muscoli coinvolti. Io nel tempo ho insegnato i miei a molti amici. Così come a suo tempo li insegnarono a me …

        • katy

          Ti ringrazio tanto per la risposta, sto a riposo assoluto, e sotto l’effetto di taubix che attutisce un po’ il dolore respiro un attimo. Ma poi purtroppo torna forte ed è insopportabile. Il mio medico che mi ha salvata 16 anni fa, e che mi sta seguendo anche ora, nonostante i dolori molto forti dice che passerà anche stavolta. Taubix però è un antinfiammatorio e lui dice che mi sta curando, non so se è un farmaco come quelli che prendevi tu. Grazie infinite per la risposta. C’è per caso la possibilità di contattarti via mail ?
          Ho riflettuto molto su ciò che hai scritto, e ho capito tante cose. Soprattutto che ho chiesto TROPPO al corpo e alla mente, e non ce l’ho fatta……

  • Daniele

    Posso fare esattamente copia e incolla.
    Anche io provo ad ascoltare il mio corpo,ad attendere segnali,vado da un osteopata,ho lasciato sport che amavo,ma in momenti come proprio ora sembra che tutto è inutile.è dura ricominciare la solita routine. Il dolore e la paura del dolore ti annienta.si deve continuare a lavorare e non è facile.cmq bellissima analisi.se puoi butta giù altri consigli.ciao

  • Stefano Palma

    Ciao Tengri.

    Bellissimo post, sia dal punto di vista umano che letterario. L’unico sul tema a cui mi sia venuto voglia di aggiungere un commento.

    Che dire; ho 56 anni e un’ernia L4-L5 diagniosticata da nove, ma certamente presente da molto piu’. Il dolore, presente solamente in zona lombare e generalmente sopportabile, tranne occasioni, finora l’ho tenuto a bada. Pero’ questa settimana santa (Pasqua), l’ho passata quasi tutta a letto. Come alcune altre settimane, sacre o meno.

    Insomma, credo di poter esprimere l’opinione di un “veterano”.

    A tutti coloro che soffrono del nostro male, consiglio di seguire alla lettera i consigli di Tengri. Sono ottimi.

    Io pero’ Tengri, sono stanco. Io che da anni ho “riposato”, sono stanco. Non tanto del dolore, che tutto sommato in genere e’ accettabile anche senza farmaci, quanto di sentirmi ogni giorno di piu’ meno capace di fare qualsiasi cosa. Stanco di sentir mancare il collegamento tra il dorso e le gambe. Stanco di stare in piedi. Stanco di star seduto. Stanco di stare attento ai movimenti che faccio, altrimenti sono casini e a volte non basta neanche quello.

    Ho voglia di farmi operare, per vedere se mi passa la stanchezza.

    • Tengri

      Guarda, ti capisco. Ma quando ormai quasi 20 anni la spada di Damocle ha fatto capolino, ho iniziato a leggere. E a meno che non ci sia un serio rischio di lesionare i nervi, tieni duro. Ho amici operati che hanno avuto serie recidive. E a quel punto non puoi fare più niente. Poi, chiaro, se la qualità della vita finisce nel cesso, allora chiaro, si applica il buon senso. “Se quello che hai fatto finora non ha funzionato, prova a fare qualcos’altro”. Intanto in bocca la lupo.

  • Bia

    Grazie! Sono portatrice sana di ernia lombare e il tuo articolo è bellissimo. È da poco che so della mia ernia ma sono mesi che combatto contro i dolori. Accettarli e ristabilire equilibrio sarà la mia priorità. Spero anche io di poter raggiungere la serenità che le tue parole esprimono. Grazie!

    • Tengri

      Figurati. Io ci ho messo un bel po’ e spesso finisco nel baratro e ricomincio da un bel po’ di passi indietro. Forse la questione è proprio riuscire a smettere di “combattere” e provare a fare pace con la situazione in cui si è. Cercando una strada “intorno all’ostacolo” invece che “sopra” o, peggio, “contro”. 🙂

  • SARAH GIULIA CHIARA FRANCESCA FACCIA DI MEDA

    dire che non bisogna farsi operare e fare del terrorismo autentico circa l’esito di nefaste cicatrici ( che avvengono solo nel caso in cui il chirurgo sia un incapace) MERITEREBBE LA GALERA! A te e’ andata alla grande ma nel mondo la MAGGIOR PARTE di ernie ESPULSE ( LA PROTUSIONE NON E’ UN’ ERNIA! come qualche utente qui’ sostiene!) viene OPERATA perche’ non si puo’ CONVIVERE CON IL DOLORE CRONICO E IMBOTTIRSI DI FARMACI OGNI GIORNO. E LO SCRIVE UNA CHE NUOTA DA UNA VITA… Inoltre non e’ vero che il DORSO faccia bene: se NUOTI CON LA COLONNA STORTA ( CIOE’ NON SEI PERFETTO/A NEI MOVIMENTI!) FARAI PEGGIO!

    • Tengri

      Allora, provo a risponderti con calma perché a caldo ti manderei affanculo e basta visto come ti esprimi. Ma sono un signore, quindi evito:
      1) le cicatrici non sono così rare. Ho letto e letto e letto di storie di questo tipo prima di decidere. E dopo, la storia di miei amici con patologie anche meno serie di me che si sono operati parla chiaro. E parlano chiaro anche gli ortopedici responsabili che oggi (a differenza di allora) non consigliano più l’operazione A MENO CHE NON ESISTA RISCHIO DI COMPROMETTERE UNA RADICE NERVOSA. Caso in cui non mi sognerei nemmeno di dire a chiunque di evitarla. Ma la questione (che non hai capito è evidente) che volevo sollevare era “l’operazione come scorciatoia deresponsabilizzante che affida a qualcun altro – il chirurgo – il futuro del tuo dolore”. Senza quindi aver capito un beneamato cazzo del perché ce l’hai quel dolore.
      2) Ernie espulse, protrusioni … non so se qualcuno nelle risposte abbia fatto confusione. Io avendone una e una conosco bene la differenza. E ti dirò che la protrusione mi crea più problemi. Ergo, relativamente alla gestione degli episodi sintomatici la “gravità clinica” del singolo “evento” come vedi non c’etra un tubo.
      3) Farmaci. Certo che non si può vivere bombardandosi di antidolorifici. Ma quello che ho scritto nel post va proprio in questa direzione. Solo che, di nuovo, è un cammino complicato, per il quale ci vuole dedizione, consapevolezza, pazienza, motivazione. Tutta roba fantascientifica nell’era dello smartphone, lo capisco. Ma sono problemi tuoi. Io ho fatto scelte diverse.
      4) Il dorso. Non so nemmeno se vale la pena replicare. Mi pare ovvio, lapalissiano, che qualunque cosa “se non la sai fare bene potrebbe essere controproducente”. Io per esempio non so nuotare a dorso in assetto corretto. Ergo, non lo faccio.

  • Giuseppe.

    Grazie Tengri .
    Post saggio e utile .. mi è servito molto anche per capire la molteplicità della casistica, dei sintomi e delle soluzioni. ho 56 anni,
    3settimane fa a seguito di uno sforzo per sollevare un cartone all’interno della mia auto sono riuscito a danneggiare la mia spina dorsale con un’ernia discale paramediana in corrispondenza di L4-L5 con protrusione mediana e paramediana.
    Nel mio caso il dolore atroce per una settimana non è mai passato, ma diminuiva solo in posizione seduta,
    In piedi o sdraiato era pressochè impossibile stare.. impossibile quindi dormire, almeno sdraiato.
    Con le iniezioni di antidolorifici e antiinfiammatori sono riuscito ad arrivare ad oggi, con un notevole calo del dolore sperimentando di persona come un semplice cerotto antiinfiammatorio ma sulla schiena in posizione corrispondente alle vertebre in questione abbia una efficacia straordinaria..
    Non vuole essere in alcun modo una proposta o una indicazione, vuole solo essere il racconto della mia esperienza.
    Condivido il 100 per cento di ciò che scrivi e leggerlo mi aiuta molto nell’affrontare questa mia nuova sfida.

    • Tengri

      Ciao, anche il mio era il racconto della mia esperienza 🙂 Non sono né un ortopedico, né un fisioterapista. Lascio a loro le diagnosi e i consigli ufficiali, e ai loro pazienti le considerazioni ex-post.

      Ho amici che stanno meglio seduti nella fase acuta. Ma anatomicamente quella è la posizione statica di maggior carico per la schiena. Fossi in te proverei ad andare da un buon osteopata, uno da cui va con soddisfazione qualcuno che conosci. Possibilmente all’inizio dovrebbe essere uno che si occupa più delle questioni strutturali che non uno che usa tecniche “viscerali”, che a me nella fase acuta fanno l’effetto di gentili carezze di conforto 🙂

      In bocca l lupo

  • Nicoletta

    Grazie per l’articolo!

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